martedì 26 ottobre 2010

Di corsa

Sono ancora viva. Sono solo di corsa, in volata, anzi in scivolata con tanto di patatracchete! Al momento, insomma, sono più di là che di qua, ma ci sono e ci faccio.

Ho solo qualche aggiornamento: qualche giorno fa una casa editrice mi ha risposto per mail che leggerà il mio romanzo.

Su eBooKingdom trovate un contest carino per i lettori, io al momento non ho tempo di farlo :s Sul blog di Francesco Falconi c'è un post interessante sul finale dei libri. A fine novembre esce "Vex e Kalix. La maledizione delle ragazze lupo" di Martin Millar, il seguito di "Ragazze lupo", di cui avevo parlato qui. "Il principe e il peccato" della Carey dovrebbe uscire il 31 ottobre, ovvero domenica, ma di fatto la Nord sul proprio sito non dice nulla.

Appena ho tempo (ma quando?) rivedo il capitolo 11 de Le Figlie di Ananke. Black Light e cerco di postarlo. Al momento ho messo una poesia a cui sono molto legata, è di diversi anni fa.

Per il resto, piove, fa freddo e sono distratta da S.T.L. ARGH!

Una piccola me

ps. mi farebbe molto piacere un vostro commento sul post subito sotto.

martedì 19 ottobre 2010

Punti. Virgole, e punti e virgole;

Mon Dieu, il raffreddore mi ostruisce i pensieri, mi annebbia il cervello, mi manda in panne i due neuroni affaticati. E il freddo, ah beh, il freddo lasciamo perdere. Lavoro e non capisco un tubo, leggo e non capisco un tubo, sì, insomma capisco meno del solito. No, però questo lo voglio dire: leggevo un capitolo -giuro uno solo- di NT e ho notato una caterva di virgole senza senso. La mia faccia è stata più o meno questa O_o


No, dico, Dil, ma cosa avevi in testa?


Virgole.


Sì, ovviamente. Ma virgole senza nessuna idea di pausa, neppure nell’anticamera del cervello, ma perché? E poi quando l’hai riletto non hai visto che non servivano a nulla? E quei becalini dei tuoi amici non hanno visto 20 virgole tra 10 parole? Ah, santa Cecropia, nemmeno degli occhi degli amici ti puoi fidare. Che tempi duri.





Ma poi non volevo parlare di virgole: volevo parlare di punti e virgole. No, non sto scherzando. No, giuro, smettetela di ridere! Oh, uffa.


Il mio è un discorso serio: ho notato che gli scrittori non usano il punto e virgola. A dirla tutta avevo già fatto caso a questo fatto perché, quando leggi, metti le pause e noti che, forse, una pausa in un modo o in un altro la metteresti, ma lo avevo fatto in maniera inconscia; poi Lenore lesse N.T. e mi disse qualcosa tipo «usi anche il punto e virgola, non lo usa mai nessuno», ed è vero, ohibaboi, non lo usa praticamente nessuno. Ogni tanto qualcuno usa i due punti ed è già cosa rara, ma il punto e virgola, poverino, è stato dimenticato, lasciato da solo nell’oblio della lingua italiana (ma non solo, direi).


Sarà che per me, sfruttatrice di punteggiature a oltranza, il punto e virgola è fondamentale: quando il punto è troppo e la virgola è poco, il punto e virgola è una mano santa. Di certo ogni autore inserisce le pause che ha nella propria testa, una scelta stilistica soggettiva, ma non usare mai o quasi mai il punto e virgola in un intero romanzo, mi sa più di errore che di “pausa personale”.


Punto e virgola, questo sconosciuto, direi. Perché non lo si usa? La lingua cambia... forse perché a volte non la conosciamo bene.


Ho dato un’occhiata a qualche libro (molto velocemente, quindi alcuni potrebbero essermi sfuggiti, ma il fatto che non siano frequenti mi basta): il premio Strega Paolo Giordano, "La solitudine dei numeri primi", non usa il punto e virgola; Stephanie Meyer non lo usa; in quel poco che ho letto di Umberto Eco (quindi forse non fa testo) lo scrittore non lo usa; Manfredi e Hosseini non lo usano (ma non ho riletto ogni singola pagina). La Rowling non lo usa spesso, ma lo usa, quindi sa che esiste e di conseguenza, credo, lo usa se ritiene opportuno usarlo; Licia Troisi, nell’ultima trilogia, lo usa molto raramente, e, ehm, spero non me ne voglia, ma lo usa male (a mio modestissimo parere) perché lo usa come due punti. La mia amata Carey, ovviamente lo usa -e io adoro la sua punteggiatura!-; Harper Lee e Tory Hayden lo usano; tra gli italiani, Barbara Baraldi, "Scarlett" (che a dire il vero devo ancora leggere) lo usa; lo usano anche Bruno Tognolini, De Crescenzo e Francesca Angelinelli (credo che quest’ultima di tanto in tanto faccia l’errore della Troisi).


Ci sono altri autori italiani che non lo usano mai o molto, molto raramente. Non li riporto.


E se sei un autore italiano che invece lo usa, non te la prendere, forse non ho letto il tuo libro (o non potevo o non mi andava di controllare :D).






sabato 16 ottobre 2010

Elucubrazioni e Renesmee Cullen

Oggi, mentre procedevo imperterrita con una delle tante elucubrazioni, come sostiene Saby, ho riflettuto sul fatto che, per quanto legatissima a NT e in particolar modo alla sua protagonista, nel rileggere il testo provo una certa frustrazione di fondo: il modo in cui scrivo, che per onor di cronaca risale a circa sei mesi fa, non mi piace più.
È possibile?
Mi sembra quasi come se non lo avessi scritto io: in alcuni punti, soprattutto nelle prime duecento pagine, mi sembra tutto molto superficiale, è vero che in parte è voluto, in particolare per quanto riguarda la relazione che lei ha con il lui in questione, però in alcuni punti mi appare quasi una scrittura rigida. Forse è perché in parallelo sto vivendo il momento “meno rigido” della scrittura di Thari e Ryker, tuttavia mi disturba un po’.
Tra l’altro NT è scritto in prima persona, perché io riesco a rendere meglio alcuni sentimenti (quelli che S.T.L. inizierà a vivere dopo queste pagine, in effetti) in questa forma, mentre Le figlie di Ananke è scritto in terza persona, quindi in un certo senso dovrebbe darmi meno soddisfazione. Bah, boh, forse è solo perché la mia testa non può vivere senza qualche paranoia.
Voi come lettori preferite la prima o la terza persona?
Io anche come lettrice preferisco la prima; mi coinvolge di più.


Ma giusto per non tediarvi troppo, cambiamo argomento.
Ho letto che finalmente è stata scelta la figlia di Bella Swan e Edward Cullen per il film di Breaking Dawn, è questa bambina qui, Mackenzie Foy modella. Che dire, lei è bellissima, ma… ha 9 anni, santa cecropia! Cosa ci azzecca una bambina di 9 anni con Renesmee? Non ricordo bene la velocità in cui cresce Nessie nel libro, ma 9 anni mi sembrano troppi.
Voi che ne pensate?


AGGIORNAMENTI QUI

martedì 12 ottobre 2010

Problemi di lunghezza.

Non quella lunghezza a cui qualcuno potrebbe pensare, bensì quella dei libri, in particolare in Italia.

Infatti, sembra proprio che in questo Paese, dove, rispetto ad altri, si leggono libri a caratteri poco meno che cubitali, la lunghezza di un romanzo sia un problema. Soprattutto per gli esordienti.


Un libro lungo costa di più. Se costa di più, molti non saranno invitati a comprarlo.


Il risultato spesso non è cambiare carattere, né tanto meno abbassare i prezzi, è dividere l’intero romanzo. Come nel caso della prima trilogia di Licia Troisi (nato come volume unico) o come nel caso della seconda trilogia della Carey* per la quale la Nord ha diviso ogni volume in due, facendola diventare una esalogia. Ora, tralasciando le malignità sul guadagno delle case editrici nell’applicare questo sistema, credo sia abbastanza vero, in un Paese dove si legge poco, che i lettori non abbiano tanta voglia di leggere libri lunghi, scritti piccoli, né voglia di acquistare libri sopra le 15/16 euro.


È vero anche, però, che un libro lungo che verrebbe mettiamo 20 euro, diviso in due non viene certo 10 euro, e dunque per il lettore che si appassiona alla saga è quanto meno una presa in giro. “La Maschera e le Tenebre”, terzo libro della prima trilogia della Carey, 830 pagine, viene pubblicato nel 2007 dalla Nord a 19.90; “Il trono e la stirpe”, prima parte del primo volume della seconda trilogia (…?!) della stessa autrice, pagine 428, nel 2010 la Nord lo pubblica a 19.60. Fate voi.


Altra cosa che proprio non mi quadra: perché i libri, anche pubblicati dalla stessa casa editrice con lo stesso formato e le stesse pagine, a volte non hanno lo stesso spessore? È un modo per spillare soldi facendo vedere il mattone in questione? Una delle case editrici che preferisco, la Fazi, ha pubblicato il libro della de Winter, 688 pagine con uno spessore di gran lunga superiore a quello de “Il cavaliere di Inverno” della Simmons (Sonzogno), che conta 701 pagine (parlo di ben 6 millimetri circa, sì, l’ho misurato! :D).


Ora, a me i libri lunghi piacciono, se il contenuto li vale ovviamente, ma a quanto pare più un romanzo è lungo più dà problemi.


Direte voi, ma che te frega? Mi frega perché il mio romanzo -di un’esordiente, ovvero di una sconosciuta per cui pochi sono disposti a spendere- con una formattazione simile ai testi sopracitati verrebbe lungo più di 700 pagine, se ho fatto i calcoli giusti, 734 - e se li ho sbagliati cmq non sarebbero meno di 600. E questo è un problema. Un bel problema.


Poi dicono che la lunghezza non conta.


Mah.



* ho imparato a pronunciarlo in maniera corretta ieri e mi sento una cretina, perché se avessi riflettuto sulla pronuncia avrei saputo arrivarci benissimo da sola. Non ci azzecca un tubo, ma la cosa mi ha scioccata!



domenica 10 ottobre 2010

Inception. I sogni sembrano reali fino a quando ci siamo dentro

Finalmente ieri ho visto Inception. Se non lo avete visto, vedetelo!

Un film sui sogni, sull’amore, sul senso di colpa.

Parto dalle note negative (tutto secondo il mio modestissimo parere): poteva essere almeno 30 minuti più corto (dura circa 2 ore e 20) e nella seconda parte ci sono troppe sparatorie che si potevano benissimo togliere. Non che non gradisca le sparatorie ma erano fuori luogo e troppo lunghe, quindi facendone a meno il film nel complesso ne avrebbe giovato.

Tra gli aspetti negativi il fatto che alcune questioni non vengano spiegate, per esempio come fa il falsario e perché proprio lui, può trasformarsi in chiunque, oppure come fanno, in soldoni, le persone a entrare nei sogni degli altri (può essere che non lo abbia capito io, ma a me sembra che non fosse spiegato); il finale, che non vi dirò, è a interpretazione, ma nemmeno troppo, visto che i figli hanno la stessa età (può capire solo chi lo ha visto); credo di aver trovato un errore: se lei e lui diventano vecchi perché quando vanno al treno sono giovani?




Note positive: l’idea del sogno è molto bella, lontana dal solito cliché di scene oniriche assurde, che onestamente a me non fa impazzire.

La storia va avanti con un meccanismo da scatole cinesi che io adoro e che non ho trovato per niente complicato come molti hanno detto.

Leo di Caprio si conferma bravo e bello, come è sempre stato, riuscendo però a migliorare di volta in volta. Il cast in generale è riuscitissimo e anche la colonna sonora di Zimmer è azzeccata. Belli e non troppo pesanti gli effetti speciali.

La trama non ti fa staccare gli occhi dallo schermo, un susseguirsi di vicende, di idee e spiegazioni che si susseguono e che non ti permettono di distrarti, ma neppure ti fanno desiderare di distrarti.

Ariadne, Ellen Page, l’architetta del labirinto, è l’unica a cui in italiano hanno cambiato il nome in Arianna, io l’ho ricollegato subito al mito del Minotauro, ma sono stata l’unica a farlo quindi non so se fosse voluto.

Non esiste in questo film un vero e proprio nemico, ma, anzi, se proprio lo si vuol trovare, eroe e nemico sono personificati dalla stessa persona, Leo/Cobb, e questa idea mi piace assai.

Un film da vedere. Da vedere al cinema e da rivedere e rivedere a casa : )

Voto: 9/10




mercoledì 6 ottobre 2010

I have a problem

Ho un problema.

Ok, ne ho molti a dire il vero, ma al momento mi sto concentrando su uno solo, e non è una cosa facile. Non disperate, sarà solo per la durata di questo breve post. Il mio problema è che non mi sono affatto liberata di S.T.L. protagonista di N.T. (tradotto, la protagonista del mio manoscritto). Tal cosa non solo equivale a una notevole perdita di tempo nei riguardi dei miei doveri, bensì anche a una sua influenza in altre cose che faccio, non ultima la scrittura di Le figlie di Ananke. È uno dei motivi per cui anche ora che avrei un po’ (pochissimo) più di tempo, mi sono fermata: ho le idee piuttosto chiare su ciò che succederà perché la storia in questo senso era già scritta, però nelle singole scene sento l’influenza del carattere di S.T.L. e anche delle sue avventure, soprattutto ora che sono nel deserto (una delle tante location di N.T.).

Nulla di tragico o “scopiazzato”, per così dire, però avverto uno strano disagio in questo, come se ciò non mi soddisfacesse come avrei voluto. E poi, non so, ero partita dall’idea -dal bisogno- di allontanarmi da S.T.L. proprio grazie a Thari, e invece niente: una droga, una droga come poche!

Santa Cecropia, come si fa?

venerdì 1 ottobre 2010

Aggiornamenti e vecchi libri

Aggiorno per dirvi che mercoledì scorso è uscito Nemesis - L'ordine dell'Apocalisse di Francesco Falconi. Un urban fantasy che si svolge in Scozia e vede come protagonisti un angelo e un demone; non è un paranormal romance, ma la storia si incentra sull'amore di due ragazzi appartenenti a queste diverse specie. Ah, pare sia autoconclusivo (ma con Fra non si sa mai).
QUI trovate i primi due capitoli.

Per quanto mi riguarda qui, sul blog di Libera "Parole e pensieri in libertà", trovate una sorta di intervista all'apparenza senza domande (...) su di me.

Ora invece vi lascio un paio di vecchie recensioni.

Il tempo passato fuori. Memorie di un'infanzia africana di Carolyn Slaughter

Triste e malinconico, doloroso e frustrante, ma la piccola Carolyn cattura il cuore. A parte due volte, non parla mai esplicitamente delle violenze del padre, eppure queste sono presenti in tutto il suo comportamento, nella sua rabbia, nella sua depressione, nella sua caparbietà, nella sua dolcezza, e sono nel suo modo di riportarci l'Africa coloniale, magica e calda. Fa rabbia sapere che è una storia vera, sapere di un padre violento (in tutti i sensi) e impunito, di una madre che sa e non fa nulla, anzi è assolutamente assente, presa dalla sua depressione o dal finto perbenismo da mostrare agli altri, perché alla fine dei giochi forse è lei a risultare come la più crudele, sopratutto perché la piccola Carolyn l'ha amata tantissimo, nonostante gli scontri e le incomprensione. Nonostante tutto, nell'autrice c'è una voglia di farcela inaudita, anche se con rabbia, tentati suicidi e pensieri assassini. Nel dipinto a colori di un'Africa vasta e amata, la scrittrice riesce a disegnare bene e con coraggio l'equilibrio tra dolore e speranza che l'ha pervasa per tutta l'infanzia ed oltre.

Voto: 8/10 Quarta di copertina: Carolyn Slaughter racconta in questo libro, con grande coraggio, un'infanzia devastata e segnata dagli abusi inflitti dal padre. Il romanzo non è la cronaca di violenze subite. È invece un canto della sua infanzia trascorsa in Africa e in particolare del deserto del Kalahari, dove Carolyn ha vissuto per molti anni con i genitori e le sorelle. Le pagine del romanzo sono caratterizzate da una luminosità, la stessa che le ha permesso di sopravvivere all'orrore nascosto dietro l'apparente perbenismo borghese della sua famiglia.

Amata per caso di Stefano Zecchi

Un romanzo delicato, un'avventura dolce, un amore difficile da far crescere. Questo è uno dei miei libri preferiti, forse è un po' difficile immedesimarsi per chi, come me, non è stato adottato, o forse no, perché la mia adozione non ha nulla a che vedere con quella della protagonista, mi ha commosso fino alle lacrime, la sua dolcezza e in particolar modo il ruolo della madre. Sicuramente un libro da leggere, che fa riflettere e apre le porte su mondi che non conosciamo. La scrittura è semplice e la copertina è a dir poco stupenda!

Voto: 8/10 (voto super soggettivo 10/10) Quarta di copertina: Questo libro racconta la storia di Malini, una bambina nata tra le aspre regioni del nord dell'India in una famiglia poverissima. Ha soltanto sette anni quando la madre decide di venderla per pochi soldi a un uomo che si rivela subito curioso e inquietante. Da quel momento ha inizio per la piccola un'imprevedibile odissea, scandita da avventure, colpi di scena e da situazioni di profonda commozione, fino a quando viene adottata da una famiglia italiana. A Milano la bambina si trova ad affrontare un mondo del tutto diverso dal suo, fatto di abitudini e doveri a lei sconosciuti. Diventa una ragazza dal carattere complicato ma dolcissimo, eternamente in bilico tra l'amore per i genitori adottivi e la nostalgia per il passato.


Related Posts with Thumbnails